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L'ampio impianto
quadrilatero (che riprende il modello del ricetto trecentesto distrutto nel
1835, adiacente il castello), viene eretto sul progetto del'architetto Melano,
tra il 1835 ed il 1842; qui aveva sede la direzione delle tenute dei Savoia.
Nella manica verso la piazza c'erano le avitazioni e gli uffici della direzione
mentre la manica verso il castello ospitava la scuderai per 40 cavalli della
corte e, verso il parco, la rimessa delle carrozze e la tinaia; il granaio occupava
il primo piano all'angolo nord-est. Nei piani superiori trovavano posto le bigattiere
- sale per l'allevamenteo dei vachi da seta - e camere per la servitù
e gli ospiti. Negli ampi scantinati c'erano le cantine e la bottiglieria che
erano collegate al castello attraverso un passaggio sotterraneo.
Nelle tinaie e in queste cantine, nell'impresa carlo-albertina, si avviarono
sperimentazioni in campo vitivinicolo: qui primeggiò uno "scienziato"
del vino come il generale enologo genovese Paolo Franceso Staglieno che curò
e seguì personalmente la produzione vinicolo della casa Savoia.
L'edificio, dall'impianto molto regolare, fu concepito secondo criteri eclettici
che prevedono all'esterno facciate in forme neogoriche (con torricini cilindrici
merlati sulla facciata verso la piazza) e, all'interno, forme neoclassiche,
con tanto di timpano centrale sulla prospettiva del nuovo asse viario passante
sotto l'arco neogorico della tribuna reale.
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